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La Periferia con le sue storie, le idee, i pensieri e le immagini di un luogo dove non succede mai niente.

...inoltre: cinema, fotografia, cultura e altre cose che mi passano per la mente.

venerdì 29 luglio 2011

Periferia XVI - Solo per lei














Nei momenti bui, lui suonava la chitarra e le cantava dolcemente. 
Era sensibile, simpatico, intelligente. Lei ne andava pazza e lo voleva tutto per se.
Il tempo però cambio tutto, le cose si deteriorarono. La chitarra non bastava più, le battute non la facevano ridere, e gli altri pregi del suo carattere erano passati in secondo piano. Voleva altro, probabilmente un uomo diverso. 
Cercò di cambiarlo inutilmente, fino a quella grande litigata davanti a tutti. Quella sera lo  investì con una rabbia devastante. Non ci furono urli e grida, ma parole pesanti di quelle che non si dimenticano e lasciano ferite aperte dure da rimarginare.
Come e perché successe non l'ho mai capito.

Divagazione. Odio quelle ragazze (e viceversa naturalmente) che cercano di plasmare il proprio partner in una sorta di super-uomo contenente tutte le doti caratteriali di spicco nella società odierna. Sensibile nei momenti difficili, calmo e pacifico quando serve, forte e deciso nella vita, bello e maledetto nella sfera del fascino, galante ed educato nelle sere che contano, dotato di senso dell'umorismo per far ridere, etcetc...  Come se non fossero linee caratteriali antitetiche, a volte impossibili da coesistere in un'unica persona. Chiusa divagazione.

Da quella sera passò almeno un anno. Lui vagava senza una meta, scontrandosi con qualche ragazza di volta in volta ma senza perderci più tempo del necessario. Per le altre non c'era nessuna chitarra e attenzioni di un qualsiasi tipo, solo qualche momento insieme da dimenticare in fretta. Dopo alcuni mesi lo persi di vista.
Lei invece era entrata in un tunnel, peggiorava con il passare del tempo e sembrava aver perso la risolutezza di allora. Eravamo molto amici ma non riuscivo a capire. La rabbia e l'autodistruzione bruciavano dentro di lei, qualcosa sembrava essersi rotto e ben lontano dal sistemarsi.
In quel periodo s'infilò in una storia turbolenta e dannosa. Una storia che lei diceva esser folle amore ma che non decollò mai. Brevi momenti di tenerezza alternate da furiose liti condite da offese, dichiarazioni inutili, telefonate notturne, e momenti di violenza. Tutto degenerò senza tanti proclami, l'alcool e gli psicofarmaci fecero il resto e la portarono sull'orlo del baratro.
Una sera, decise di placare quel mostro che la stava divorando. Come da manuale, ingerì un numero imprecisato di ansiolitici e crollò. Imprecisato ma altissimo. 

Dopo solo le sirene, le corse e le ore ad aspettare. Era salva, ma aveva rischiato andarsene. 
Durante quei giorni di permanenza all'ospedale, a quasi un anno di distanza, lui tornò. Lo rividi dove non mi sarei mai aspettato di trovarlo. Aveva la chitarra, suonava e cantava solo per lei come una volta.


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