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mercoledì 29 giugno 2011

Carlos














Carlos è un film di Olivier Assayas diretto per la TV. Ha la durata di 330 minuti, ma è stato distribuito anche in sala in forma ridotta. In Italia è passato ad aprile su FX.
Il film narra la storia del terrorista internazionale Ilich Ramìrez Sànchez (conosciuto con il nome di Carlos), dalle sue prime azioni negli anni '70 fino alla cattura nel 1994 in Sudan. Carlos è stato uno di quei militanti della lotta armata che metteva a ferro e fuoco l'Europa con attentati e sequestri nei cosiddetti "anni di piombo".
 Il clima agitato dei seventies è fortemente di moda oggi, sopratutto al cinema dove sono usciti film molto vicini e speculari tra loro come Nemico Pubblico n.1 e La banda Baader Meinhof, senza dimenticare l'Italia con il suo Romanzo Criminale. Tutte storie contemporanee a Carlos e che in alcuni momenti ritornano in un gustoso mix di rimandi storici.
Assayas però decide di liberarsi dei consueti limiti temporali imposti dal cinema. Lo stesso Richet con il suo film biografico su Jacques Mesrine aveva optato per due capitoli, vista la mole di materiale narrativo. Qui invece si va direttamente per le sei ore in un prodotto a metà fra il film e il serial.

Il film è una monumentale ricostruzione storica del personaggio. Un film biografico a 360 gradi su uno dei terroristi più spietati e famosi di quegli anni. Dalle prime azioni sovversive fino agli ultimi anni in Sudan, la trama si dipana fra vicende personali e fatti documentati, con grande rigore visivo e intellettuale, il regista francese percorre la vita di Carlos delineando una figura carismatica e pronta all'azione  in un mondo di profondi cambiamenti. Da terrorista animato da una forte spinta ideologica a mercenario da assoldare in nome di un mondo diviso in due blocchi, con lui schierato contro il capitalismo americano; il film è  una girandola di luoghi e paesi, dall'Europa al Medio Oriente, sempre più lontano dalle nazioni guida e ormai schiavo di una vita passata e incancellabile.

La parabola di Carlos uomo è direttamente proporzionale a quella del film. Se le prime due puntate (quattro ore) presentano momenti di grande potenza (come l'attentato all'OPEC) con la carriera in ascesa del nostro eroe, l'ultimo episodio cade vertiginosamente sia dal punto di vista del ritmo che delle emozioni. Due ore dove Carlos e soci che si spostano da una città all'altra senza particolare motivo d'interesse (se non storico investigativo). La cattura, paradossalmente, arriva come una liberazione dopo una serie interminabile di momenti morti, e francamente inutili, che si erano avvicendati nel finale del film.

Carlos è un'opera discontinua e atipica, fuori dai canoni del genere e frutto di un lungo lavoro di indagine. Può regalare emozioni ma allo stesso tempo risultare eccessivamente lungo e pesante per tutte quelle persone non strettamente interessate alla vicenda.





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